
Anche questo Primo Maggio, come gli ultimi tre del resto, è stato dedicato alla tragedia delle morti sul lavoro. Dal palco di Ravenna i tre sindacati confederali, in un tripudio di bandiere inneggianti al Partito Democratico e alla Sinistra Arcobaleno, “dicevano no” alle morti bianche. Rispondeva il palco di San Giovanni a Roma dedicando la kermesse musicale a questo flagello e ai 70 di Adriano Celentano (con lo stesso tono di voce e lo stesso trasporto emotivo della piazza)
Conclusione mass mediatica: un coro di no alle morti sul lavoro.
Peccato che nessun organo di informazione abbia riportato le dichiarazioni pre insediamento di Emma Marcegaglia, neo presidente di Confindustria, di appena dieci giorni fa:“le norme sulla sicurezza sono troppo restrittive e tratteremo con il nuovo esecutivo per alleggerirle”. Che importa riportare questo punto di vista, l’importante sembra annullare qualsiasi potenziale conflitto (anche solo verbale) così da riempire le notizie con cori unitari, un collage privo di senso che è lungi dall’essere costruttivo e pragmatico.
Avrà forse ragione il signor Veltroni che candida contemporaneamente un operaio della Thyssen e il presidente di Federmeccanica perché tanto capitale e lavoro remano tutti nella stessa direzione? La risposta è semplice: no.
Il dramma delle morti sul lavoro è la diretta conseguenza del sempre più esiguo potere contrattuale della forza-lavoro nei confronti del capitale.
Ieri è uscito uno studio della Bri (Banca che regola i circuiti di pagamento transnazionale tra le banche commerciali) che attesta come in Italia dal 1983 siano passati da renumerazione degli stipendi alla renumerazione del capitale 120 miliardi di euro, pari all’8% del Pil. Senza questa deriva ci sarebbero stati 7 mila euro netti in più all’anno (583 euro al mese) per tutti i 23 milioni di lavoratori in Italia. Una cifra più alta di:
· Qualsiasi finanziaria della storia (quanto varia la redistribuzione per mano dello Stato nell’anno successivo).
· La somma di tutte le imposte evase in Italia in un anno.
· Qualsiasi riforma di alleggerimento fiscale potenzialmente affrontabile dal nuovo esecutivo.
· Quanto possono chiedere rivendicazioni salariali nel corso di un decennio.
Morti sul lavoro, evasione fiscale, diminuzione delle tasse, scioperi, rivendicazioni sindacali sono battaglie che impallidiscono rispetto al cambiamento antidemocratico in atto. I soldi passano dagli stipendi ai profitti, i soldi dei profitti passano dall’autofinanziamento ad il mero incasso personale.
Gli indici di disuguaglianza aumentano, il potere d’acquisto diminuisce, l’economia italiana ristagna e sempre meno persone si accaparrano sempre più reddito.
Le morti sul lavoro (o omicidi sul lavoro?) sono solo il termometro insanguinato di questi cambiamenti. Dedicare il primo Maggio alle morti sul lavoro invece che alla nuova redistribuzione è come curare un malato concentrandosi sul….termometro.