
"Quasi monopolista" è un termine ad hoc coniato per Google: 63% della quota di mercato. A distanza siderale l'argento di Yahoo (13%), umiliato Microsoft (3%).
Cosa significano queste cifre?
Un ragazzo di un liceo scientifico di Biella cerca la versione di Sallustio, un appuntato del comando dei Carabinieri di Barletta cerca indizi su un sospettato, una massaia di Lima cerca una ricetta, un fruttivendolo di Bangkok cerca i potenziali fornitori.
Una recente indagine di mercato ha indicato come la metà degli americani cerchi online dei suggerimenti prima di andare a fare spese in un qualsiasi negozio, e ormai 7 acquisti su 10 sono perfezionati dopo aver consultato un motore di ricerca.
Jeff Chester, direttore dela Digital Democracy, dice che la capacità di Google di raccogliere informazioni private sui cittadini fa impalledire la NSA (National Security Agency). Personalmente non so quale delle due "aziende" mi ispiri più fiducia, il problema è che la seconda almeno a livello formale deve rendere conto al Congresso, la prima solo a se stessa.
Google ha sempre più informazioni su ognuno di noi. Se qualcuno di voi, tantissimi, lettori ha Gmail come posta elettronica può fare un piccolo esperimento: provi a scrivere ad un amico che ha intenzione di far un viaggio a Parigi, o che vuole comprare l'ultimo libro di Camilleri, insomma qualcosa che implichi una spesa, si ritroverà il giorno dopo con una serie di link pubblicitari inerenti all'argomento in questione. Non ci sta un grigio burocrate che legge, intercetta ed informa; ci sta una macchina.
Il vertiginoso sviluppo delle IT e del web 2.0 ha infuocato la corsa alle informazioni di carattere commerciale (e ci includo anche peculiarità maniacali, perversioni sessuali, confidenze recondite, dialoghi con se stessi....) al pari di una corsa agli armamenti e Google sta trionfando su tutta la linea. Gli impiegati nelle vari sedi della multinazionale entrano in scarpe da ginnastica, si spaparanzano su poltrone ergonomiche, ammirano i pioppi dentro l'ufficio ed agiscono. Agire significa seminare morte nel mercato: le indagini di mercato della Nielsen, i suggerimenti su come investire sui siti della ComScore, le Pagine Gialle italiane. Tutto frana e la posizione si accentra, diventa sempre più autonoma, sempre più insindacabile.
L'evoluzione porterà ad un messaggio pubblicitario eclettico e super mirato per ogni singolo individuo, se questo può far piacere dal punto di vista edonistico si provi a pensare a come si può definire la libertà di quell'individuo.
O più semplicemente: se mi si rompe lo scaldabagno sarò più portato a chiamare il tecnico che conviene di più a me o quello che paga più Google nella corsa alle prime posizioni della ricerca "riparatore scaldabagno"?
A questo punto l'azienda di Mountain View deve scegliere se attenersi a al prorpio motto "Don't be evil!" oppure seguire con foga profitti illimitati sviluppando un nuovo agghiacciante paradigma di persuasione e di propaganda.
Ci si chiede se Google si specchi più negli occhi spensierati di Page e Brin o in quelli pragmatici-aziendalisti del presidente Schimdt: e se si specchiasse solo negli occhi dei propri azionisti?