mercoledì 16 gennaio 2008

Il Papa a scuola


Il Papa è stato invitato dal Rettore dell'Università "La Sapienza" di Roma in occasione dell'apertura dell'anno accademico. Non è il primo Papa insignito di tale compito, i suoi due principali predecessori dal dopo guerra Paolo VI e Giovanni Paolo II avevano già avuto occasione di presenziare in quella che è la principale fabbrica di saperi di Roma, città del papato e di cui il Papa è vescovo.
In quest'occasione si è inceppato qualcosa. La progressiva intromissione di vincoli religiosi in tematiche sociali (omosessualità, matrimoni di fatto, aborto) e scientifiche (sperimentazione mediante utilizzo di cellule staminali, procreazione in vitreo, teoria evoluzionistica) ha costretto un gruppo di professori della Facoltà di Fisica a scrivere una lettera al Rettore in cui si affermava l'inopportunità della presenza di Ratzinger in un contesto scientifico, moltissimi studenti hanno amplificato la richiesta con iniziative di disturbo e di opposizione alla visita. Il Papa rinuncia adducendo a motivazioni precauzionali in tema di sicurezza per un possibile prestigio infranto nei confronti di una tunica bianca che bianca si prefigge di restare in ogni dove appaia.

Scattano le reazioni, tutte decise, tutte unilaterali: il fatto costituisce una gravissima violazione della libertà di espressione essenziale in un dibattito democratico. Rifondazione Comunista balbetta che tutti hanno diritto di parola. Vengono chiamati in causa potenziali difensori d'ufficio dei contestatori come Dario Fo ed Adriano Sofri ma la musica non cambia, una massa informe prende le sembianze di un'unica scudisciata contro chi si oppone alla visita papale.

Una considerazione: il Papa non veniva a dialogare con nessuno, veniva semplicemente a leggere un discorso in Aula Magna ad un centinaio di auditori filtratissimi ed accondiscenti. In pratica veniva ad assumere le solite sembianze di infallibilità dialettica di medievale memoria senza alcuna possibilità di replica o di confronto (quel confronto democratico che adesso sventolano come una conquista imprescindibile).
Che il Papa sia un figura insignita da Gesù Cristo di essere il proprio Vicario in terra e che il suo verbo sia per questo incontestabile ed infallibile rientra nella logica dei credenti (non del popolo tutto) ed io personalmente non mi sento di impedirlo, ma questo verbo che ogni Domenica da un pulpito incontestabile condanna il progresso scientifico in quanto abisso di relativismo morale e preme affinchè leggi dello Stato ne minino la libertà si espone per forza a possibili opposizioni che solitamente rimangono supine, destituite dal "sentire comune" politico-mediatico, ma che giocando in casa trovano il coraggio di innalzarsi a volontà.
Volontà di opposizione a chi senza autorità condanna e non presta orecchio a qualsivoglia risposta, volontà di contestazione a chi si innalza incontestabile, volontà di impedire la presenza di un manto bianco dalla dialettica insormontabile in un luogo metaforicamente gravido di sapere, di scoperte, di dubbi.

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