giovedì 23 agosto 2007

Il campo di battaglia II

L’imprevedibilità che fa di un essere umano un uomo si vede così mortificata e si raccolgono le nostre membra esautorate da ogni significato per triturarle in un circolo di prevedibilità che nessun regime dispotico della storia aveva mai sognato di avverare.

Dove prima era la disciplina, ora vi è il controllo. Dove prima erano le catene, ora vi sono i mezzi di comunicazione massificati. Dove prima era la fede o altri meccanismi di norma sociale, ora vi è il linguaggio.

Il linguaggio è la forma più diretta di esternazione di sé e diversificazione, ora il linguaggio si insinua nelle nostre case e in poco tempo comincia a far parte di noi stessi molto più di qualsiasi altra cosa che ci appartiene. Il linguaggio plastificato e posticcio ma duro come catene indistruttibili, dalla nostra capacità di comunicazione penetra nella nostra capacità di percezione. L’omologazione è sì fatta e porta in sé il germe che conferisce la possibilità di trasmissione alla generazione successiva.

Ma è soltanto una possibilità, non una necessità, su questo campo di battaglia non può non esserci lotta.

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