
Vorrei parlare di come negli ultimi anni sia cambiata l'immagine del nucleo familiare venduto dall'assetto mediatico.
Negli anni '20 vari sociologi a libro paga delle maggiori imprese statunitensi avevano osservato come il paesaggio suburbano fosse il luogo ideale per plasmare quotidianamente il consumatore tipo. I vari bisogni che derivavano da quel tipo di vita erano perfettamente compatibili con il flusso produttivo corrente, quello fordista. Da quegli anni si innescava naturalmente l'apparato biopolitico che suggellava, mediante film, pubblicità, televisione e codice civile il sentore di autorealizzazione della classe media all'interno di un particolare ambiente urbano.
Happy Days 1974-1984, Family Ties (Casa Keaton) 1982-1989, The Robinson 1984-1992, Alf 1986-90, The fresh prince of Bel-Air 1990-1996, The Jefferson 1975-1985, Diff'rent Strokes 1978-1986, Family Matters (Otto sotto un tetto) 1989-1998, Growing pains (Gentori in Blue Jeans) 1985-1992.
Risulta evidente come fino agli albori degli anni '90 le sit-com americane, forse il maggior referente sociologico in occidente, abbiano usato come perno della narrazione il nucleo familiare. Il paesaggio suburbano è compiuto: la centralità della famiglia rispetto agli altri personaggi che vi gravitano attorno è legittimata dal dispiegamento di metri quadri e di oggettistica, i figli hanno interessi poliedrici, il contrasto verte su nuovi incontri e su acquisti e la camera fissa inquadra una vasta serie di ellettrodomestici.
Sembra il modello consumistico ideale eppure qualcosa cambia. Il consumatore, infatti, deve essere aggiornato ai modelli di flessibilità vigenti, modelli che hanno una matrice sia occupazionale che sentimentale: il single.
La proporzione è questa: l'economia di scala sta alla famiglia tradizionale come l'economia post-fordista sta al single metropolitano. In altre parole la sicurezza occupazionale che si riversa nella stabilità della famiglia non è più un valore da decantare perchè è sostuito dalla flessibilità del posto di lavoro che si riversa nella precarietà dell'allocazione e dei sentimenti.
Come detto la biopolitica ha lo scopo di legittimare l'attuale assetto produttivo e di giustificarne le derive più scomode ed alienanti. Nel prossimo post analizzarò le peculiarità della nuova frontiera delle sit-com, quelle dal 1995 in poi, così da chiudere il cerchio.