
Gelmini: "Nessuna riforma, solo dei tagli"
Decleva (rettore Statale di Milano): "Questi tagli non posso essere chiamati riforma"
Berlusconi: "Nessun taglio"
Bonaiuti: "La sinistra dice bugie, il tempo pieno aumenterà"
Roberto Cota:"Nessun licenziamento"
Veltroni: "Problema per le famiglie con meno tempo pieno"
Berlusconi: "Darò istruzioni al Ministro dell'Interno per impedire attraverso le forze dell'ordine che ciò (interruzione di servizio) accada"
Cobas: "87 mila posti di lavoro in meno"
Berlusconi:"Mai detto nè pensato di mandare la polizia nelle università"
Gelmini: "Nessun ridimensionamento, casomai qualche problema tra tre anni"
Berlusconi: "La sinistra parla di disinvestimento, è vero esattamente il contrario"
Berlusconi: "Nessuna scuola sarà chiusa"
A questa confusione è bene rispondere solo ed unicamente con cifre.
L'Italia nel 2008 destinerà il 4,5% del PIL al Ministero dell'Istruzione. La media dell'Unione Europea a 27 è 5,1%, dell'Unione Europea a 15 è 4,9%. Peggio di noi soltanto la Romania e la Grecia.
Il ritardo dell'Italia si aggrava per quanto riguarda la spesa universitaria e post-universitaria: o,8% contro l'1,1% della spesa dell'Unione Europea a 27. Questi dati sono confermati dalla percentuale di laureati nella fascia d'età tra i 25 e i 64 anni: 13% in Italia e 23% nella UE a 27, solo Malta e la Romania sono al di sotto di noi. Infine la percentuale di abbandoni: 21% in Italia e 15% nell'Europa allargata.
Sono stati approvati in Agosto due decreti legge di competenza del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca.
Il decreto legge 112 convertito dal disegno di legge 133, che si occupa di Università nell'articolo 15 (libri scolastici), 16 (possibilità d trasformazione dell'Università in Fondazioni di diritto privato) e 17 (progetti di ricerca di eccellenza). La legge è stata approvata da etrambe le camere in agosto.
Decreto legge numero 137, che si occupa di scuola primaria e secondaria mediante l'introduzione del maestro unico, voto in condotta e libri di testo non modificabili. Il decreto verrà convertito in legge al Senato nella mattinata di domani.
Cosa cambia con queste due, distinte, leggi:
- La diminuzione del personale della scuola dell'obbligo con un contratto a tempo determinato sarà di 87.341 in tre anni. 42.105 nel 2009/10; 25.560 nel 2010/11 e 19.676 nel 2011/2012. Per il personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario) è prevista una riduzione secca del 17%, ossia 42.500 posti in meno.
- Dal fronte dei docenti dovranno essere risparmiati 338.495.736 euro nel 2009, 1.179.540.433 nel 2010, 1.715.092.622 nel 2011 e 2.129.984.098 nel 2012.
- Il decreto stabilisce la reintroduzione, a partire da settembre 2009, del maestro unico nelle classi prime, al posto dell'insegnamento modulare (3 docenti per 2 classi). L'insegnante avrà un orario settimanale di 24 ore e dovrebbe essere affiancato dai docenti di inglese e di religione, oltre che da quello di sostegno (se previsto). Il piano programmatico prevede come orario sostanziale quello di 24 ore settimanali (intorno alle 5 ore al giorno: niente tempo pieno), resta la possibilità delle 27 e delle 30 ore, con aggiunta di altre 10 per il tempo mensa, ma queste decisioni verrano prese in sede locale con l'ausilio di cooperative.
- Verranno chiuse 1.500 scuole con meno di 300 alunni.
- La trasformazione delle Università in fondazioni private deve essere deliberato a maggioranza assoluta dal Senato accademico e successivamente approvato dai ministeri dell'Istruzione e dell'Economia. Le fondazioni così costituite subentrano nel patrimonio dell'università e sono chiamate a una gestione finanziaria che assicuri l'equilibrio di bilancio. Le donazioni a favore delle fondazioni saranno esentasse e deducibili.
- Il Fondo di finanaziamento ordinario del Ministero in generale sarà ridotto di 63,5 milioni per il 2009, di 190 milioni di euro per il 2010, di 316 milioni per il 2011, di 417 milioni per il 2012 e di 455 milioni a partire dal 2013. La legge impone agli atenei di decretare il rapporto professori in pensione-professori assunti come 5-1.
Piccola considerazione personale.
La possibilità di trasformazione dell'Università in una Fondazione privata è la conseguenza dell'impossibilità da parte di un istituto di diritto pubblico, quale l'Università, di aumentare le tasse oltre ad una certa percentuale. La Fondazione sarebbe di diritto privato ed il consiglio di amministrazione potrebbe aumentare le tasse d'iscrizione ben al di sopra di questi limiti garantendosi la sussistenza ma violando il principio costituzionale del diritto allo studio.
Sempre in riferimento alla Costituzione il comma 3 dell'articolo 33 recita: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". Ma la legge 133 indica come la trasformazione in Fondazioni private delle Università pubbliche abbia come oggetto non solo l'assetto del bilancio ma l'intero patrimonio immobiliare. Questo significa che tutti gli edifici universitari o adibiti all'Università (moltissimi di questi di eccezionale valore artistico ed inestimabile valore) andrebbero a privati senza alcun rimborso per lo Stato.
Questo, a mio giudizio, è un onere per lo Stato, ma l'eccezione di incostituzionalità neanche si mormora.