
In questa girandola di speculazioni, abissi e vacuità propositiva sguazza il signor Cesare Geronzi.
Il signor Geronzi da Marino (la sagra c'è del vino) si fa le ossa nella Banca d'Italia, scalpita fra i dirigenti di banca cosicchè nel 1986 diventa Direttore Generale della Cassa di Risparmio di Roma; in seguito tra acquisizioni e fusioni ricopre nel 2002 la carica di Presidente di Capitalia, il gruppo bancario composto da vari istituti romani, il Banco di Siclia e Bipop Carire. Diventa il 3° gruppo bancario italiano per numero di sportelli. Il 1 ottobre 2007 il gruppo è acquisito dall'Unicredit di Profumo e Geronzi finisce alla presidenza del consiglio di sorveglianza (cioè il garante formale) di Mediobanca, la storica Banca di finanziamento alle imprese del paese, il salotto buono della finanza, la bussola del capitalismo industriale e finanziario in Italia.
Il signor Geronzi è diventato negli anni il fulgente emblema di come un banchiere possa riuscire a mettere le mani praticamente ovunque così da dettare tempi e regole del gioco, ma...contemporaneamente non sembra essere esposto alle luci della ribalta che meriterebbe.
Possiamo dire che tra lui ed il fatto ci sono talmente tanti fatti strumentali intermedi che lui è sempre cosa altra dal fatto.
Eppure ha immense partecipazioni personali nell'editoria: Risparmio Oggi (diretto da Bruno Vespa), il Tempo, Il secolo d'Italia e Class. Pensate di averlo inquadrato? Io non credo. Le partecipazioni continuano: L'Osservatore Romano, L'Unità, Famiglia Cristiana, Il Manifesto e visto che non si fa mancare niente anche Topolino.
Geronzi è anche un fine politico: storico amico di Andreotti, tramite la Banca di Roma finanza i Ds per le elezioni del 1996 con ben 520 miliardi, il suo avvocato è Guido Calvi (Pc-Pds-Ds-Pd), ha inoltre inserito Marina Berlusconi e Tronchetti Provera nel consiglio di amministrazione di Mediobanca.
Si occupa di sport. Ai tempi di Capitalia aveva il 49% delle partecipazioni di Italeptroli, la società che controlla la Roma, ha messo la figlia ai vertici della Gea, la società che gestiva l'intreccio procuratori-giocatori-arbitri.
L'onnipresenza porta spesso il banchiere Geronzi a commettere errori di valutazione. A parte la condanna per Bancarotta ad 1 anno e 8 mesi nel processo Italcase, pendono su di lui gli spettri di una condotta fraudolenta nei confronti dei risparmiatori quando, da presidente di Capitalia, seminava in fretta e furia obbligazioni Cirio e Parmalat così da disfarle dal portafoglio del gruppo bancario.
In settimana è venuto fuori che nel decreto legge volto a permettere a cordate interne od estere di salvare Alitalia sia stata scritta una riga a proposito della bancarotta fraudolenta. L'emendamento indicava che il procedimento penale sarebbe scattato solo in caso di fallimento dell'azienda in questione, non in caso di commissariamento (il caso di Cirio e Parmalat).
I relatori formali di questo piccolo fraintendimento sono i senatori Angelo Cicolani ed Antonio Paravia, quest'ultimo, interpellato sull'argomento, ha asserito (www.antonioparavia.it) che "Io complice? Tanzi mi è antipatico e Cragnotti è laziale". Il mistero s'infittisce, Berlusconi non ne sapeva niente e Tremonti minaccia dimissioni se l'emendamento verrà approvato anche la Camera, l'emendamento cade.
Che sia Tremonti contro l'asse Gianni Letta-Geronzi (si ricordi che Letta, vicepresidente della Fininvest Comunicazioni e costante sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei governi Berlusconi è stato membro dell'Advisory Board della banca Goldman Sachs) o la faida Geronzi-Profumo (colpevole quest'ultimo di essere poco "politico", non entrando per esempio nella cordata Alitalia) il signor Cesare non vede rieccheggiare quanto spetterebbe il suo bel nome.
Giovedì 9 Ottobre, in piena crisi bancaria mondiale, il giorno in cui si innesca il dibattito sul suddetto decreto legge salva-Geronzi, il giornalismo italiano dà pieno sfoggio della propria audacia:
Repubblica, editoriale non firmato in cui si nomina una sola volta il nome di Geronzi.
Corriere della Sera, articolo del giornalista anti-casta Sergio Rizzo a pagina 14, non nomina Geronzi, lo cita una volta tramite un virgolettato del segretario dell'Amn Giuseppe Cascini.
Sole 24 Ore, pagina 41 senza nessun riferimento diretto o indiretto al banchiere.
L'opposizione veltroniana non solo non lo nomina, ma neanche accenna alla questione dell'emendamento (centrerà per caso il già citato potente di turno Guido Calvi?), scoperto unicamente dalla giornalista di Report Milena Gabanelli.
Aspettiamo un segno.
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