martedì 2 dicembre 2008

From Detroit to Fed


L'amministratore delegato della General Motors Rick Wagoner ha deciso di andare da Detroit a Washington in auto (a basso consumo!) anzichè sul jet privato. Ci andrà per presentare al Congresso americano un piano di salvataggio da 9 miliardi di dollari per la sua azienda.
Da diverse indiscrezioni, compreso il parere illustre di Martin Baily, il consulente economico dell'amministrazione Clinton, il piano di rilancio dell'economia americana nel 2009 metterà in moto 1.200 miliardi di dollari.
Nel suo discorso di sabato 22 Novembre Barack Obama annuncia: "Di fronte a questa crisi di proporzioni storiche proporrò la creazione di 2,5 milioni di posti di lavoro. I mercati finanziari fanno i conti con nuove bufere, acquisti di case ai minimi in mezzo secolo, 540 mila richieste di sussidi di disoccupazione, il massimo da 18 anni. Inoltre il rischio di cadere in spirali di deflazione che aumentino l'enorme debito".
Uno dei più grandi artefici di questo nuovo New Deal sarà Timothy Geithner, l'attuale presidente della Federal Reserve di New York nominato Segretario al Tesoro (Ministro dell'Economia) venturo.
Il "grande vecchio" sarà invece Paul Volcker, classe 1927, ex Presidente della Fed nel periodo Reaganiano (1979-1987) e uno dei principali attuatori della svolta neoliberista che segnò il mondo negli anni '80. Il suo compito sarà quello di presiedere l'Advisory Board, un gruppo di super consulenti economici esterni all'esecutivo, così da proporre "idee nuove".

Il filo che lega queste nomine chiave parte dunque dalle gerarchie della Banca Centrale americana, la Federal Reserve, che in questi giorni oltre a operare nelle sue consuete vesti di regolatore del marcato finanziario e monopolista mondiale nella stampa di dollari, sta imboccando una strada precisa per fronteggiare la crisi.
La Morgan Stanley è una delle principali banche d'affari di New York. Di più, è un'istituzione mondiale per i mercati finanziari, una specie di cattedrale dell'impero. Pochi mesi fa le sue azioni valevano 229 dollari, oggi (2 dicembre) valgono 61 dollari. Come ogni banca ha subito l'onda della crisi perdendo infatti il 73,4% della sua capitalizzazione in borsa.
La Mitsubishi Ufj è la direzione finanziaria del Gruppo Mitsubishi, la più grande impresa giapponese ed una delle più grandi imprese multinazionali del mondo.
Questo ottobre la Mitsubishi ha investito 9 miliardi di dollari per salvare la Morgan Stanley con il bene placido della Federal Reserve. Ha comprato una cifra del 21% della quota azionaria con una cifra pari al 100% del valore sgangherato che ha la banca nelle quotazioni di Wall Street. Perchè mai avrebbe dovuto sovrastimare in maniera così evidente le azioni?
Per una semplice ragione: la Morgan Stanley è azionista della Fed, la Fed come autorità garante del mercato finanziario ha improvvisamente dato un clamoroso colpo di spugna sulle inchieste per gravi violazioni delle legge bancarie contro Mitsubishi Ufj. Si parlava di "sanzioni per perpetuate pratiche illegali, violazioni normative e transazioni inappropriate, con contestuale obbligo di sospensione delle attività bancarie". Ora non si parla più.

Il cambiamento di Obama è alle porte, l'acuirsi del poderoso conflitto di potere di banche ed intermediari finanziari pure. Il sistema che ha portato alla crisi continua a fagocitare potere. Le regole che gli stessi operatori si sono dati continuano ad essere disattese.

Il signor Rick Wagoner ha rinunciato al suo jet privato per muoversi da Detroit a Washington con un'auto ecologica per chiedere 9 miliardi al Congresso.
Il cambiamento è arrivato a destinazione, come ritornerà a Detroit?

1 commento:

Anonimo ha detto...

ehm.."beneplaciTo"..