
Il Ministro dell'economia Giulio Tremonti, di ritorno dal summit di Parigi del 12 Ottobre scorso, recepisce il piano finanziario anti-crisi varato dall'Ecofin (consiglio dei ministri dell'economia e finanza) e vara il 13 Ottobre un decreto legge, presentato durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, basato sui seguenti principi:
- Viene prevista una garanzia statale sulle nuove passività delle banche italiane con durata fino a 5 anni emesse entro il 31 dicembre 2009.
- L'ammontare delle misure varate non sarà deciso ex-ante, il Ministero valuterà caso per caso riservandosi la possibilità di erogare fondi o sospendere il giudizio a seconda delle dinamiche del mercato del credito. Verrà dato "quanto necessario".
- Non ci sarà un coordinamento vincolante delle istituzione europee ("cuius regio, eius religio", cioè: a chi detiene la regione, sia sua anche la religione)
Aleggia quindi un certo livello di approssimazione. Ma di quanti soldi si sta parlando?
Nel senso: espressioni del tipo "quanto necessario", "valuteremo caso per caso" o "dipende come i soldi veranno spesi" possono apparire come ordinarie operazioni di assestamento se si parla di somme esigue, al contrario se le grandezze monetarie sono di un certo peso potrebbe apparire come un provvedimento non in armonia con la stretta alla spesa pubblica in atto. Se le cifre sono molto alte è bene che i cittadini pretendino chiarezza.
Sempre il 13 Ottobre Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, fa sapere che: "le banche che vorranno rifinanziarsi potranno scambiare i loro titoli con valutazione più bassa con quelli di qualità più elevata della Banca d'Italia e poi portarli alla Banca centrale europea"
Un comunicato della Banca d'Italia precisa: "le garanzie offerte dalla Banca d'Italia arriveranno fino a 40 miliardi di euro. Le operazioni verranno effettuate due volte a settimana, la prima operazione di scambio di titoli potrà essere effettuata dal prossimo giovedì 16 ottobre. "
Tradotto: le banche che per errori di valutazione della propria amministrazione hanno comprato titoli ad alto rendimento ma ad alto rischio di insolvenza, operazioni che hanno fruttato agli stessi manager bonus per milioni di euro, possono "scambiare" questi titoli fino a 40 miliardi con titoli sani offerti della Banca d'Italia.
In altre parole, la colletività immette liquidità fino a 40 miliardi non per salvare le banche partecipando alle perdite (e successivamente agli utili), ma più semplicemente per comprare titoli di credito tossici frutto degli errori di amministratori ultraretribuiti, senza necessariamente avere qualcosa in cambio.
Ovviamente in questi stessi giorni le banche italiane per fare cassa sono intenzionate ad aumentare le spese accessorie e gli interessi, quindi la rata, dei mutui in corso.
Un sondaggio Confesercienti-Swg (Swg è una società di ricerche di mercato) rileva come, ogni mese, in media escano dai bilanci familiari 478 euro. Per il 23% della popolazione la spesa per il mutuo si colloca tra i 500 e i 1.000 euro, per il 10% tra i 1.000 e i 2.000 euro.
Il 61% di intervistati ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna proposta dal proprio istituto di credito di rinegoziazione del debito, ma allo stesso tempo il 59% degli intervistati ha paura che un'eventuale rinegoziazione del mutuo contratto potrebbe peggiorare ulteriormente le proprie già precarie condizioni.
Dal sondaggio emerge, poi, che il tasso medio praticato dalla banche si aggira intorno al 7 %. Ma per un italiano su 4, oscilla tra l'8% e il 20%. Praticamente usura (19%).
In conclusione dalla stessa indagine emerge che solo ed unicamente per rimborsare il debito contratto con una banca gli italiani rinunciano a:
- Vacanza per il 21%
- Cene al ristorante e in pizzeria per il 20%
- Comprarsi un capo di abbigliamento per il 17%
Un'ultima osservazione. Nel giro di un mese la collettività pagherà 40 miliardi per sopperire agli errori delle banche attraverso criteri approssimativi e canali poco trasparenti. Il disinvestimento per scuola pubblica, università e ricerca, nei prossimi 4 anni contro cui milioni tra studenti, lavoratori, ricercatori e genitori stanno manifestando in questi giorni ammonta invece a "solo" 8,7 miliardi: il 21,75%.
E' tutta una questione di priorità.
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