
Lo Stato Sociale è un insieme di norme mediante cui lo Stato cerca di lenire problemi di diseguaglianza e di rischi sociali all'interno della comunità. Rientrano perciò in questo ambito tutti gli interventi costitutivi, normativi ed esecutivi volti a permettere un'istruzione ed una sanità pubblica e gratuita, un sussidio per chi non recepisce un reddito, una pensione sociale per chi non è più in grado di lavorare e quindi mantenere "Un'esistenza libera e dignitosa" (Costituzione della Repubblica Italiana)
Storicamente si nutre di un crescendo di rivendicazioni alimentate dalla progressiva affermazione della rivoluzione industriale e di un sistema economico basato sull'egemonia del mercato.
Si possono individuare 4 momenti storici particolarmente emblematici per disegnarne le sorti:
- Modello Bismarckiano. Nella Germania del XIX secolo vengono approvate una serie di norme a tutela degli operai salariati in materia di infortuni sul lavoro e piani previdenziali (pensioni). Questi provvedimenti sono stati il frutto di lotte sindacali a volte drammatiche in cui migliaia di persone hanno messo a repentaglio il proprio lavoro, la propria libertà civile e la propria vita.
- Modello post-crisi del 1929. L'amministrazione Roosvelt in America comincia una prima tutela dei rischi derivati dalla ciclicità strutturale dell'Economia di mercato (il fenomeno empirico che vede un alternarsi di fasi espansive e fasi recessive del sistema economico). Vengono intraprese politiche pubbliche volte a stimolare l'occupazione e a garantire dignità retributiva anche agli outsider tramite sussidi. Una lunga serie di lavori pubblici, spesso puramente pretestuosi, assorbirono 2-3 milioni di disoccupati. Ad innescare questo deciso cambio di rotta fu la concomitanza di due fattori: il primo, quello materiale, derivante dall'incubo della recessione americana dei primi anni '30; il secondo, accademico-pragmatico, dalla penetrazione nella cultura liberale statunitense dell'opera dell'economista inglese John Maynard Keynes "Teoria generale dell'Occupazione, dell'Interesse e della Moneta".
- Il piano Beveridge. E' il passaggio fondamentale, la piena espressione del concetto di Stato sociale in un'economia fordista. Verso la fine del secondo conflitto mondiale un deputato liberale inglese, William Beveridge, presenta in Parlamento il rapporto Social Insurance and Allied Services in cui propone allo Stato un nuovo ruolo di giudice della piena occupazione, il ruolo cioè di fautore di pressanti e continue (non quindi legate alle crisi) politiche economiche che siano di impulso al raggiungimento del pieno impiego. Avviene quindi uno stacco programmatico con la logica liberista che vede nel mercato l'unica fonte di demarcazione tra occupati e disoccupati. Inoltre viene proposta assistenza sanitaria e previdenza gratuita per tutti. Gli ordinamenti giuridici occidentali (la Costituzione del 1948 nel caso dell'Italia) recepiscono la necessità di questo cambio epocale degli assetti di mercato.
- Lo smantellamento. Dall'inizio degli anni '80 comincia un processo di riflessione prima ideologica (Tatcher eletta nel 1979 in UK, Reagan nel 1980 in USA) e poi attuativa sulla necessità di contenere il peso del pubblico nell'economia. Trasformazioni del sistema di produzione (informatizzazione, in seguito verrà spiegato il nesso) e necessità di contenimento del debito pubblico slancia una stagione di privatizzazione e liberalizzazione di mercati (energia, trasporti, telefonia) fino ad allora monopolizzati dalle grandi aziende di Stato spesso motore in primis delle politiche di pieno impiego.
Esiste quindi un modello scandinavo, nel quale vige un universalismo dei diritti (lo status di cittadino garantisce piena assistenza da parte dello Stato a prescindere dal percorso lavorativo) e lo Stato è una presenza totalizzante in varie fasi della vita, questo ovviamente presuppone un alto carico fiscale.
Esiste un modello liberale, sviluppatosi nei paesi anglosassoni, dove lo Stato garantisce un’equità procedurale ed una copertura dei rischi sociali estremi e per il resto lascia alla potenza regolatrice del mercato.
Infine c’è un modello corporativo, dove è invece lo status di lavoratore e quindi la capacità di gettito fiscale a condizionare i programmi di spesa. Da questo sistema di Welfare State, il più diffuso in Europa continentale e meridionale, si delineano due sottocategorie secondo un criterio più aziendale (Giappone) o più familistico (Mediterraneo).
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